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Le origini del desiderio

FemDom Art

Non vi è strumento di controllo più potente, di quello che può fornire un segreto. Quanto più intimo e inconfessabile è il racconto che si offre delle proprie emozioni e di quegli eventi di cui nessuno è a conoscenza, tanto più profonda è la resa e la sudditanza, nei confronti di chi possiede l’accesso esclusivo a quel segreto.

I miei, li avrei deposti tutti ai piedi della mia Signora.

Solo così, avrei potuto proseguire lungo quel percorso cui ero stato iniziato.

Nicla m’impose di confessarle ogni ricordo, ogni sogno, ogni emozione, di abbandonare qualsiasi pudore e lasciare che lei potesse accedere ad ogni intimo pensiero.

Era certa, di poter giungere lì, dove neanche io, ero capace di gettare lo sguardo. Era sicura, che sarebbe riuscita ad appropriarsi e regnare nel mio inconscio.

Naturalmente, io non seppi rifiutarmi, non solo per la condizione servile in cui versavo, ma soprattutto per l’eccitazione che mi procurava, pensare di poter essere posseduto in quel modo così profondo ed esclusivo.

Nicla assurse al ruolo di Sacerdotessa della mia anima ed io, quando lei lo desiderava, mi inginocchiavo e tenevo le piante dei suoi piedi premute sul mio viso, respirandole, mentre le confessavo i miei sogni e i miei segreti.

Si trattò, in principio, di cose apparentemente inutili e superflue, ma sentivo che Nicla, di volta in volta, scavava sempre più a fondo dentro me, finché non le riuscì di fare emergere quei ricordi che custodivo gelosamente e che talvolta riuscivo quasi a dimenticare, riponendoli nel luogo più buio della mia mente.

"Quel frammento, ritornava prepotentemente.
Era una scheggia che brillava nella memoria.
Talvolta si faceva invadente, mi riempiva e assoggettava ogni pensiero.
Mi chiedevo se fosse stato quello il principio di tutto, ma sapevo che il mio quesito non avrebbe mai trovato risposta.
Potevo solo accoccolarmi in quella nostalgia, chiudere gli occhi e rivivere quei barlumi di un'emozione.
La scena che mi si presentava, era parziale, sfumata, ma estremamente precisa in alcuni dettagli.
Rammentavo bene, quello strano senso di inquietudine, il piacere che mi prendeva allo stomaco e poi, il morbido tepore, il fremito che provavo nel desiderarlo, quell'ansia che m'invase quando lo raccolsi e lo denudai.
Attesi a lungo, o almeno così mi parve. Indugiai in una sorta di lenta seduzione e mi stesi accanto ad esso con aria invitante, con l'intento di indurlo a prendere l'iniziativa e liberarmi dalla responsabilità di quel gesto.
Alla fine, però, fui costretto ad arrendermi e lo condussi lì, dove il mio desiderio lo invocava.
Lo respirai e amai teneramente, ed era ancora ben vivo il ricordo di quell'aroma così caldo e avvolgente.
Quell'odore da cui mi sarei dovuto allontanare, mi attraeva, seduceva i miei sensi, lo annusavo con enfasi, incapace di separarmene.
Pur nell'innocenza, vi era qualcosa di torbido e morboso, di inconfessabile.
La voluttà di quel gioco solitario, mi toglieva la ragione, mi rendeva folle e non riuscivo a scorgere, in quel ricordo, cos'avvenisse, intorno a me, mentre cedevo alla mia lussuria.
L'oggetto del mio desiderio era imponente e continuava a lasciarsi manovrare dalle mie voglie.
Era rilassato, quasi inerte nella carnalità lasciva con cui mi dominava.
Lo strofinavo sul mio volto, lo facevo ricadere, dall'alto, sul mio capo, lo rendevo complice del piacere che provavo, sentendomi vinto e umiliato.
Mi costrinsi alla resa e divenni suo schiavo, con baci adoranti, diedi prova della mia sottomissione e devozione.
Quello stato di eccitazione, era a dir poco vergognoso e non so quanto potessi esserne conscio.
Le immagini di quegli attimi, continuavano a tormentarmi e a sedurmi, forse non hanno mai smesso di governare le mie azioni e i miei desideri.
Nella mia memoria, quello, fu il principio di tutto".


 

 

© Charmel Roses

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